Le prime volte non si scordano mai.

Mi chiamo Gerardina, e vorrei condividere con voi il mio segreto: sono una masturbatrice seriale. Che sia la mia fichetta, o quella di qualche amica, o un uccello, non fa differenza. Mi piace godere e vederlo fare agli altri, impazzisco per le fichette bagnate e per i cazzi duri, per gli orgasmi al maschile e al femminile.

La prima volta che feci una sega ad un ragazzo, Pietro, un cazzetto tredicenne, rimasi impressionata da quanto un pisello possa diventare duro. Lui non sborrò, forse non ci era mai riuscito, ma la sensazione di tenerglielo in mano, e quella sua faccia sognante, mi misero addosso un'eccitazione tutta nuova.

Poco dopo l'esperienza con Pietro, felice sì, ma delusa per non averlo visto sborrare, mi feci coraggio e, un pomeriggio, mi fermai in città dopo la scuola. Tommy, un ragazzo della mia età, aveva gli allenamenti di basket. Tra me e lui erano solo sorrisi e battute. Mi raggiunse che ormai era buio, e ci sedemmo su una panchina un po' nascosta. Dopo nemmeno mezz'ora avevo già il suo cazzo in mano. Glielo strofinavo, gli accarezzavo le cappella, giocavo con le palle. Venne subito. Sembrò mancargli il fiato quando mi sborrò sulla mano. Ricordo ancora l'eccitazione. Dodici mesi dopo, avevo fatto una sega a quasi tutti i suoi compagni di squadra.

La prima volta che trastullai una fichetta non mia, invece, fu l'anno seguente. Mirta e io eravamo amiche inseparabili. Lei cambiò scuola e legò con Silvia, una ragazza più grande. Un pomeriggio, d'accordo tutte e tre di incontrarci in spiaggia, Mirta ci diede buca, così rimasi sola con Silvia. Bevemmo qualche birra, ridemmo come sciagurate e, al calar del sole, ci ritrovammo aggrovigliate in un bacio focoso. Sarà stato per la gelosia, o per quelle gambe chilometriche, che la mia mano scivolò nelle sue mutandine. La toccai come facevo con me. Silvia gemeva, si contorceva e respirava profondo. Quando venne, lo spettacolo che mi ritrovai di fronte fu mozzafiato. Dopo un secondo di silenzio assoluto ci fu come un'esplosione. La mia bella amica cominciò a vibrare, a stringere le cosce e a muovere la testa di qua e di là. Fu indimenticabile.

Quando lo raccontai a Mirta, il giorno dopo, finì che dovetti mettermi a giocare con la sua fichetta profumata.

Non riesco a controllarmi

Scopare? Non fa per me. Troppa fatica, troppo sudore. Lo faccio solo con chi amo davvero, per renderlo felice. Vale lo stesso per il sesso orale, anche se mi piace riceverlo.

Adoro la masturbazione. È più forte di me, non riesco a controllarmi. Lunedì, ad esempio, è arrivato in ufficio Nando, un collega di Genova. Siamo andati a cena assieme e, dopo il caffè, ancora seduti al tavolo, sotto la tovaglia, gli ho slacciato la patta e ho cominciato a segarlo. Ha il cazzo talmente piccolo e strano che lo trovo irresistibile. Penso che ci abbiano visti tutti, pure il proprietario del ristorante, quello a cui, una volta, feci una sega per compassione. Venne dopo trenta secondi, ma la mia fichetta mica glieli feci toccare.

Mercoledì sera sono rimasta a casa e Sandra, la mia nuova coinquilina, è tornata presto. Povera, al lavoro le va male e non vede un uomo da anni, niente fantasia e niente porno, mi fa quasi tenerezza. È andata che le ho infilato la mano tra le gambe. Morissi qui, Sandra rimbalzava sul divano. Ho usato tutta la mia tecnica sopraffina per farla godere, veloce e armoniosa come un ghepardo. Erano anni che non vedevo un orgasmo del genere.

Ieri, invece, mi sono data alla pazza gioia. In palestra, con Mirko e Fatima, ci siamo attardati negli spogliatoi. Sotto la doccia, ho cominciato ad insaponare il bel cazzone di Mirko. Poi ci siamo accomodati sulla panca, dove Fatima aveva già le dita sulla sorca. Io stavo in mezzo. Con la sinistra segavo Mirko, scuotendo con maestria il suo uccello di marmo, pronta a fermarmi al momento giusto, appena prima che sborrasse. Con la destra, invece, mi occupavo della fica di Fatima. Accarezzavo la sua passera, sgrillettavo, con un dito dentro e l'altro sul clitoride. Le loro mani, intanto, mi toccavano e mi facevano godere, finché, assieme, siamo venuti, in un'orgia di piacere e di passione.


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